PADOVA. L’azienda ospedaliera di Padova sarà il primo ospedale veneto a eseguire una donazione di organi da donatore a cuore fermo. La tecnica è già operativa da circa un anno e finora in Italia ci sono stati pochi interventi di questo tipo e solo in alcune regioni. Il cardiochirurgo Giuseppe Feltrin ci aiuta a comprendere la differenza tra donazione a cuore fermo e donazione a cuore in attività: “Solo ed esclusivamente dopo la morte che deve essere, per legge, accertata con criterio cardiologico o neurologico è possibile proporre la donazione degli organi, che può avvenire in presenza di uno specifico consenso. Quando un paziente subisce un danno cerebrale devastante, totale e irreversibile, che si traduce in morte, il cuore può continuare a battere e irrorare col sangue gli organi potenzialmente utilizzabili per il trapianto, grazie alla respirazione artificiale e alle altre tecniche rianimatorie. La donazione a cuore fermo si può fare quando il paziente muore non a causa di un danno cerebrale ma in conseguenza di un danno irreversibile al cuore, che si ferma….”. “Per accertare la morte da arresto cardiaco la legge italiana prevede che trascorrano venti minuti da quando il cuore si ferma. In quei venti minuti gli organi non vengono raggiunti dal sangue e vengono compromessi. Oggi abbiamo a disposizione dei dispositivi, come l’Ecmo, altamente tecnologici che consentono di continuare a irrorare gli organi con il sangue anche dopo che il cuore si è fermato…”. “…dispositivi come il massaggiatore cardiaco automatico o l’Ecmo, nascono come salvavita. Lo scopo primario è usarli per salvare la vita al paziente in arresto cardiaco ed è solo nel momento in cui fallisce questo tentativo che le loro funzioni vengono “dirottate” per aprire la possibilità alla donazione degli organi a cuore fermo.” Per ulteriori dettagli cliccare sull’immagine.
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