I sentimenti di una figlia in un video a ricordo della morte del papà e della successiva donazione degli organi.
Testimonianza che ci aiuta a comprendere la grandezza di un gesto all’apparenza semplice e gratuito capace però di dare significato al proprio dolore e che costituisce soprattutto l’opportunità di una nuova vita, una rinascita, per quelli che ricevono il dono. Guarda il video

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Le emozioni di una studentessa di medicina in una lettera a un donatore dopo il prelievo degli organi.
Trapianti in rete fornisce una puntuale informazione sugli elementi d’innovazione del sistema trapianti che è sicuramente uno degli “insiemi” più complessi.
La Redazione di Trapianti in rete ha pubblicato di recente la lettera, scritta da una studentessa di medicina che cattura a parole la tragedia e la bellezza della donazione e ribadisce (non dovremmo mai dimenticarlo) il profondo rispetto che si deve ai donatori. 

Il trapianto è uno dei più grandi successi della medicina moderna. Il prelievo di un organo da una persona e il suo trapianto in un’altra per restituire la funzione persa, è un viaggio straordinario che richiede le più alte conoscenze nel campo della medicina traslazionale, nella scienza di base e nella capacità tecnica di esecuzione, al fine di ottenere risultati sempre migliori. I successi della chirurgia dei trapianti sono così straordinari che gran parte della medicina e della ricerca è focalizzata alla ripresa del trapianto, nella speranza di migliorare sempre più la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti.

Ma per ogni trapianto effettuato da donatore deceduto, c’è il risvolto della tragedia del donatore, del dolore per la sua perdita.
Anthony P. Monaco

 Il nome è di fantasia per proteggere la privacy del donatore

Caro Jordan,

sono una studentessa di medicina che fa tirocinio con l’equipe di chirurgia toracica. La notte che sei morto è successa una delle esperienze più incredibili della mia vita. Quando ti hanno portato in barella in sala operatoria, la prima cosa che ho notato sono stati i tuoi lunghi, lisci capelli neri incollati alla fronte. Le coperte avvolte intorno a te, sembravi un qualunque bambino dopo un intervento di poco conto.
Mani gentili ti hanno messo sul tavolo operatorio. Due infermiere si sono fatte avanti per toglierti le coperte e avvolgerti nei teli sterili, come avrebbero fatto per qualunque intervento chirurgico. Un altro studente si era preso cura di te in ospedale e ti è rimasto accanto in sala operatoria finché il prelievo degli organi non si è concluso. I chirurghi hanno osservato un minuto di silenzio in tuo onore. Ho apprezzato moltissimo questa forma di rispetto nei tuoi confronti.
Nei momenti successivi l’attenzione si è rivolta ai tre riceventi che attendevano in tre diversi ospedali i tuoi doni salvavita. Benché io abbia sempre sofferto di nausea durante le sedute al laboratorio di anatomia, il tuo corpo era bello, puro. Nonostante il grande rispetto verso di te, è stata dura vedere che ti aprivano, sapendo che non ti avrebbero rimesso insieme. I chirurghi hanno isolato gli organi dai tessuti circostanti, il primo ad essere prelevato è stato il cuore.

Portare il tuo cuore nella sua nuova dimora è stata una corsa contro il tempo: immobile, ha viaggiato in una semplice borsa frigorifera. Un momento surreale. Altrove, un altro ragazzo aspettava sul tavolo operatorio con il suo cuore malato pronto a lasciarlo. Il chirurgo in attesa ha preso in mano il tuo cuore per collocarlo nella sua nuova sede. Il mio ha perso un battito mentre lo vedevo pulsare di nuovo.
Il momento migliore di quella notte è stato entrare nella sala d’attesa per comunicare ai familiari ansiosi che il figlio aveva un cuore nuovo e forte. Jordan, penso spesso alla notte in cui ci incontrammo. Ho paura di potermi un giorno dimenticare il tuo nome. Lo ripeto a voce alta a me stessa per ricordarmi bene il suo suono.
Da quella notte “la più incredibile della mia vita” sento l’obbligo di condividere con il mondo ciò che conosco della tua storia, che sei stato trattato con dignità e rispetto e che il tuo dono vive nel corpo e nella vita di un altro bambino.
Sono grata ai tuoi genitori che hanno scelto di farti essere un donatore di organi.
Grazie, Jordan, con tutto il mio cuore.

Jennifer

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By Luigi Rainero Fassati 10 luglio 2014_ 

Nelle università americane, gli studenti di medicina hanno l’obbligo di frequentare a rotazione tutte le diverse discipline specialistiche per avere una visione globale della professione che in futuro praticheranno.
 Jennifer, durante il suo tirocinio in cardiochirurgia, assiste per la prima volta nella sua vita ad un prelievo multiorgano da cadavere a cuore battente.
 Quest’esperienza per Jennifer è così sconvolgente che alla fine dell’intervento scrive di getto una lettera al giovane morto in cui esprime i diversi sentimenti che ha provato quella notte in sala operatoria. 
Chiunque abbia esperienza di prelievi e trapianti non può che condividere appieno ogni singola parola di questa bellissima lettera perché, anche dopo molti anni di esperienza e centinaia di prelievi fatti, rimane sempre nell’operatore il contrasto tra la gioia di salvare tanti malati in fin di vita con gli organi prelevati e la tristezza di vedere sotto i ferri una giovane vita che ha cessato di esistere.
 A distanza di più di trent’anni è ancora vivo in me il ricordo di una mamma che, quando mi ha visto uscire dalla sala operatoria con il contenitore dentro cui c’era il fegato di suo figlio, mi ha pregato di fermarmi un attimo e ha depositato una rosa bianca sul coperchio del contenitore.
 Non posso che essere completamente d’accordo con le ultime parole di Jennifer che scrive “Sono grata ai tuoi genitori che hanno scelto di farti essere un donatore di organi”



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